martedì 18 settembre 2012

Il nome della Pace

Settembre, stagione del rientro e tempo di ripresa un po’ per tutti. Anche la scuola riapre i battenti… Per molti novellini sarà l’ingresso in un mondo nuovo, inesplorato, che per un verso accende la fantasia ma si accompagna anche a timori per il cambiamento che li attende.

Da molti anni l’8 settembre è stato scelto dalle Nazioni Unite come Giornata mondiale dell'Alfabetizzazione. Ormai c’è un’inflazione di giornate dedicate a qualche problema che si vuol sottoporre all’attenzione dei cittadini, con il risultato esattamente opposto all’effetto sperato. Siamo diventati bravi a difenderci da questo bombardamento mediatico con una sorta di pigra rassegnazione e sviluppando sistemi immunitari sempre più efficaci che anestetizzano la mente e il cuore.
Nela caso dell’Alfabetizzazione la cosa è particolarmente seria, perché non si tratta di un problema di poco conto. Si tratta della qualità di vita e del futuro di quasi un miliardo di persone come me, come voi.
Le statistiche più aggiornate parlano di 775 milioni di adulti che non sanno né leggere, né scrivere né far di conto, di 122 milioni di bambini e ragazzi che a scuola non possono andarci anche se la desiderano come la cosa più importante… e di queste persone quasi 2 su 3 sono donne e bambine. E che non si tratti di un problema marginale lo dice la Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo, proclamata dall’ONU 50 anni fa, che parla dell’istruzione come di un diritto umano fondamentale, anzi direi del padre di tutti gli altri diritti.

Quest’anno il tema della Giornata è “Alfabetizzazione e Pace”. Un semplice dato la dice lunga sul nesso tra Alfabetizzazione e Pace: il 40% dei bambini non scolarizzati vive in Paesi dove ci sono dei conflitti armati. Sull’importanza dell’istruzione credo non ci siano obiezioni. Ma in che rapporto stanno Alfabetizzazione e Pace? L’istruzione è lo strumento base per lo sviluppo e la promozione della persona perché la rende capace di pensiero critico e di integrarsi nella realtà in cui vive, di operare delle scelte, di conoscere i propri diritti-doveri, di partecipare alla vita politica del proprio Paese… Tuttavia se si vuole che l’Alfabetizzazione diventi uno strumento di vero progresso e di Pace, essa non può limitarsi alla semplice istruzione formale, ma deve allargarsi all’educazione in senso più ampio: educare le persone al dialogo, al confronto, all’accoglienza dell’altro come un valore, alla collaborazione, alla tolleranza, al rispetto. Non basta semplicemente istruire, occorre educare. Questo vale sia nei Paesi in Via di Sviluppo che in quelli del Nord del Mondo, quindi anche a casa nostra. Ecco perché l’OPAM promuove i Gemellaggi tra scuole del Sud e del Nord del pianeta, per lanciare ponti di conoscenza, di amicizia e quindi di Pace. In quei Paesi infatti in cui la scuola non educa le persone alla convivenza pacifica si possono addirittura rafforzare le fratture sociali e i falsi valori. Da strumento di progresso, di liberazione e di Pace l’istruzione può diventare fattore di discriminazione e di oppressione. L’abbiamo visto verificarsi nei sistemi totalitari, di ieri e di oggi, lo vediamo in tante frange del fondamentalismo islamico, lo si è constatato come fenomeno che ha preparato il genocidio in Ruanda.

Nei rapporti annuali delle Nazioni Unite viene messa in luce la stretta relazione tra Alfabetizzazione in senso ampio e gli altri indicatori di sviluppo, come l' aspettativa di vita, l’economia, l’uguaglianza di genere o parità tra uomo e donna, tutti fattori che influenzano il processo di Pace. La Pace dipende in gran parte dall’accesso all’istruzione. Dove non c’è Pace c’è poca istruzione, dove manca l’istruzione è più facile l’esplosione di conflitti, magari pilotati da potenze esterne che hanno interesse a destabilizzare gli equilibri interni per i propri interessi economici. E’ quanto sta da anni succedendo nella Repubblica Democratica del Congo, non per nulla il primo dei 10 Paesi in cui si concentra il più alto tasso di analfabeti adulti. Corruzione, iniqua distribuzione delle risorse, mancato rispetto dei diritti umani e di libertà di informazione, cattivi governi, fanatismo etnico o religioso sono altrettante manifestazioni di un cattivo o carente sistema educativo. D’altro canto l’istruzione e la formazione si sono rivelate carte vincenti per sanare le ferite inferte dalle guerre, per ridonare speranza, per la ripresa di una vita normale: l’abbiamo visto in tante circostanze come risultato dei Progetti realizzati in Ruanda, Burundi, Sierra Leone, Liberia, Rep. Dem. Del Congo, in particolare a favore delle donne vedove, donne violentate, nel ricupero degli ex ragazzi soldato…

Da 40 anni l’OPAM si batte su questo fronte, all’inizio voce isolata, in favore dei senza voce, dando priorità all’istruzione delle donne e dei giovani, fattori essenziali di sviluppo di un Paese. Anche oggi riceviamo richieste sempre più numerose, specialmente dall’Africa, il continente della speranza che sta comprendendo sempre più il valore fondamentale della scuola, specie in quelle regioni dove è assente o poco significativa la presenza delle grandi Organizzazioni umanitarie.

In questa giornata lanciamo un forte appello: “Aiutateci, specie in questo momento di crisi, a gettare semi di Pace attraverso la Scuola. Non lasciamoci paralizzare dalla paura del domani. E’ nell’interesse di tutti, quindi anche nostro, che la Pace si consolidi ovunque. Facciamo sì che il primo nome con cui un bambino impara a scrivere la parola Pace sia il proprio nome.
                                                               Don Aldo Martini

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