sabato 21 novembre 2009

Perchè sia un buon Natale per tutti

Carissimi amici,
l’atmosfera natalizia delle nostre città ci ricorda che il Natale è una festa ormai non solo riservata ai cristiani, ma sempre più condivisa anche da chi, pur non scorgendone il significato religioso, percepisce e apprezza i valori umani che essa evoca: la gioia, l’intimità, l’amicizia, la benevolenza, la condivisione, il riannodarsi di relazioni umane. Se un tempo i cristiani si sentivano “padroni” del Natale e guardavano con una certa diffidenza chi, accanto al tradizionale presepe francescano accoglieva anche la più nordica e “pagana” tradizione dell’albero di Natale, ora le cose sono mutate. Mi pare inutile prendersela coi tempi e rimpiangere un mondo, quello più semplice e povero della nostra infanzia, in cui si viveva fortemente l’attesa: non tanto dei regali (quasi esclusivamente cose utili per il vestire o per la scuola) quanto della nascita di Gesù Bambino. Quel mondo semplicemente non esiste più, almeno in Occidente. Viviamo, ci piaccia o no, in un mondo avaro di speranza, secolarizzato, multietnico e multireligioso.

Fa osservare Enzo Bianchi, il priore della Comunità di Bose nel suo libro Il pane di ieri, a cui attingo queste riflessioni che condivido, non si può celebrare la venuta di Cristo nella carne contrapponendosi agli altri e limitandosi a demonizzare quanti non vivono il Natale da cristiani perché non hanno la fede. La fede non è di tutti. Sta ai cristiani semmai essere i custodi del senso profondo della festa e i testimoni della speranza che celebrano. Ispirandoci al mistero del Natale (Dio che si è fatto uomo perché l’uomo diventi Dio, secondo la celebre sintesi di S. Leone Magno), dobbiamo rendere sempre più umana la nostra convivenza seguendo cammini di giustizia, di perdono, di ascolto, di condivisione, di pace. E’ il miglior servizio che possiamo rendere al mondo!
Proprio il dono, la condivisione, che a Natale riveste tante forme e alimenta tanti business, è uno dei valori centrali del Natale. Dio, che condivide la nostra carne, ci offre la sua vita, perché impariamo anche noi a condividere ciò che siamo e ciò che abbiamo (tempo, salute, capacità, energie, denaro).
Natale è però anche il momento della gratitudine. Voglio dire grazie a tutti voi, cari Amici, che in quest’anno difficile non vi siete dimenticati dei poveri. E’ vero che abbiamo da coprire ancora tanti progetti che ci siamo impegnati a realizzare nel 2009 e che attendono… E’ vero che la crisi ha colpito un po’ tutti, ma il cuore di molti non si è chiuso. Per questo confidiamo nella Provvidenza e nel vostro aiuto per poter pareggiare i conti a fine anno. Grazie a chi sostiene le adozioni scolastiche, a chi ha risposto alle varie campagne con cui cerchiamo di incidere sempre più in alcune priorità: garantire un salario agli insegnanti, preparare infermieri qualificati, offrire l’opportunità della scuola ai soggetti più deboli e trascurati (bambine, mondo rurale, malati, carcerati, orfani, ragazzi di strada, portatori di handicap). Grazie ai volontari: il loro impegno assolutamente gratuito e costante ha permesso di diminuire ancora i costi di gestione. Non mi meraviglia tanto il calo delle offerte, pur preoccupante, quanto la generosità a volte eroica perché costante di chi condivide con i poveri non solo il superfluo, ma il necessario, come la vedova del Vangelo. Più che all’entità del dono Dio guarda al cuore con cui si condivide anche il poco che si ha. Ma spesso è proprio dal poco condiviso che, con la benedizione del Signore, scaturisce l’abbondanza per tutti. Non dimentichiamoci i cinque pani e i due pesci offerti a Cristo da un ragazzo e che sono serviti per sfamare 5.000 persone.
In questo mese ricorre il 20° anniversario della storica dichiarazione ONU dei diritti dei bambini, tra cui fondamentale è il diritto all’istruzione. Vedendo il mondo come va non possiamo dire che il bambino sia proprio al centro delle preoccupazioni dei “grandi” e che i suoi diritti siano rispettati. E’stato così anche nel Natale del figlio di Dio e di Maria. Nella povertà di Betlemme però qualcuno si è preso cura di Lui: piccolo doni condivisi di pastori sono serviti, più che a sfamarlo, a fargli sentire che era il benvenuto in questo mondo, che la sua nascita era una benedizione. Forse il modo migliore per celebrare “da cristiani” questi eventi è salvarli dalla nostra incoerenza tra l’affermazione a parole di sacrosanti principi e una prassi che spesso li smentisce nella condotta di ogni giorno, quando viviamo pensando solo a noi stessi, vuoti di speranza, come se Dio non si fosse mai incarnato. Il Natale è l’occasione di riaccendere una speranza che riguarda l’umanità intera: non con le tante parole ma con i gesti della carità concreta. Che questo sia davvero un buon Natale per tutti. Don Aldo Martini

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