sabato 21 agosto 2010

Solidarietà o Fraternità

Per caso mi è capitato fra le mani il testo di un intervento del Prof. Bruno Mattéi, docente di filosofia a Lille in Francia, ad un simposio tenuto a Roma alla Camera dei Deputati lo scorso anno. Il titolo “Solidarietà o Fraternità” mi è parso interessante, tanto più se trasposto in ambito politico. Cerco di riassumerne a grandi linee il contenuto.
Chi non ricorda il trinomio della Rivoluzione Francese “Liberté, Egalité, Fraternité”, fatto proprio dalla Prima Repubblica ed esportato nel corso dell’800 un po’ dovunque tra le nazioni che tentavano l’emancipazione dai vari colonialismi? Bellissima proclamazione di principi su cui fondare una nuova convivenza… Eppure mentre la Libertà e l’Uguaglianza possiedono ormai una realtà giuridica e politica, la Fraternità è rimasta la ‘parente povera’, quasi del tutto ignorata o relegata nella sfera privata o religiosa. Sul quotidiano francese “Le Monde” nel 2002 uscì un articolo-denuncia: “La nostra Repubblica non è fraterna”. Senza tema di essere smentiti possiamo dire che la nostra società, a livello mondiale, non è fraterna.
Curiosamente si è cercato di eliminare questa ‘parente povera’ dal trinomio, sostituendola con il concetto di ‘Solidarietà’. Perché?
Perché mentre la Libertà e l’Uguaglianza parlano di me, dei miei diritti da affermare e difendere politicamente, la Fraternità mi parla dell’altro, di tutti gli altri ancor prima di parlare di me. Fratelli a che titolo, in nome di chi o di che cosa? La Fraternità, se accettata non solo come vuota parola retorica, è sconcertante, tacciata di essere troppo religiosa, troppo idealista… Meglio sostituirla con Solidarietà, che non rientra nella stessa logica della Fraternità. La Fraternità indica una società egualitaria, un’uguaglianza di diritto ma soprattutto di fatto. Potrebbe caratterizzarsi con la cura di ogni altro. Essa implica un contatto immediato con le persone, una relazione faccia a faccia. Mentre l’ideologia solidarista non mette in discussione le basi della società con le disuguaglianze, le ingiustizie e l’individualisnmo che ne deriva, ma al più cerca di correggerne gli effetti senza intaccare le cause, permettendo in tal modo lo sfruttamento e il dominio di certe categorie e quindi la loro povertà ed esclusione. E’ ciò che tutti possiamo constatare. Gli stati, comprese le grandi democrazie, hanno acconsentito e acconsentono a tutto questo, pur sostenendo in linea di principio il contrario.
Forse il periodo di crisi che stiamo attraversando è propizio per cercare di far evolvere la mentalità. Scopriamo che i nostri problemi e limiti non sono unicamente economici, finanziari e sociali, bensì etici e spirituali. Forse è il momento di riabilitare la Fraternità, affermando non solo come principio che essa è lo strumento più idoneo per aiutarci a giungere alla completezza della nostra umanità, così tentennante ed incerta.
E’ ciò che la società mondiale aveva proclamato nel 1948 nella Dichiarazione dei Diritti Umani, di fronte alla barbarie della seconda guerra mondiale, che ci aveva rivelato il lato più oscuro e terribile della nostra umanità. L’articolo primo, fondamento di tutta la Dichiarazione, dice:”Gli uomini devono agire gli uni verso gli altri in uno spirito di fratellanza”. Come dire che la Fraternità non è facoltativa, ma è una necessità, un valore insito nei valori laici o religiosi più sacri, se vogliamo che quanti si sono autoproclamati esseri umani diventino veramente tali. I redattori della Dichiarazione del 1948 ebbero l’ottimismo di pensare che fosse possibile e realista fondare la convivenza sulla Fraternità… che però non è né spontanea né immediata. Non gioverebbe a niente imporla: essa va imparata attraverso l’educazione e la formazione, non solo scolastica ma nell’arco di tutta la vita. Insegnare a scuola e in famiglia ai bambini e ai ragazzi come cooperare, aiutarsi a vicenda, come imparare con gli altri e non contro gli altri, in una scuola e in una società dove spesso si impone la libertà del più forte nel quadro di una gara ad eliminazione a volte feroce. Naturalmente ciò presuppone la presenza di educatori ‘fraterni’, ben avvertiti di quella parte oscura e meno civilizzata che c’è in ciascuno di noi, bambini inclusi.
C’è da chiedersi, onestamente, se la Fraternità avrà delle possibilità di avverarsi un giorno. Ciò accadrà solamente se gli uomini e le donne di oggi decideranno di stabilire relazioni, culturali, sociali, economiche veramente fraterne. Martin Luther King, facendo eco al Vangelo, affermava: “… Se non impareremo a vivere insieme fraternamente periremo tutti…”
La nostra voglia di diventare veramente umani è abbastanza forte da volere un mondo diverso, un mondo fraterno?
Don Aldo Martini

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