lunedì 4 aprile 2011

Per un mondo di fratelli

Questo numero del giornale è dedicato in particolare ai “Gemellaggi scolastici”.
A che serve un gemellaggio? E’ la domanda che spesso ci viene rivolta. Val la pena proporre un gemellaggio tra scuole del Nord e del Sud del mondo, viste le tante difficoltà che comporta? Che frutto può mai dare, al di là di un po’ di curiosità e di entusiasmo iniziali?
Certo un gemellaggio fra alunni di scuole di Paesi tanto diversi pone qualche problema. Anzitutto la lingua in cui corrispondere. Non dimentichiamoci che le nostre lingue più comunemente parlate anche fuori dall’Europa, come il francese, l’inglese, lo spagnolo, il portoghese, non sono quasi mai la lingua madre di nessuno dei Paesi con cui si stringono i gemellaggi. Anche per i ragazzi dell’India, delle Filippine, della Thailandia… esse vanno imparate come seconda o terza lingua. Le comunicazioni poi sono un altro ostacolo. Per noi, abituati all’uso di internet, è inconcepibile che in tantissimi luoghi non esista neanche la corrente elettrica, per cui una lettera può impiegare mesi per giungere a destinazione, sempre che esista un servizio postale. Ma con un po’ di pazienza, conoscendo le difficoltà, si può ovviare anche a questo.
I veri problemi sono altri. Sono ad esempio la sfiducia in proposte educative serie e valide da parte di chi ha il dovere di non abdicare a questo compito: la famiglia certo, ma anche la scuola.
I bambini sono un formidabile capitale da non sciupare assolutamente. Ciò che stupisce in loro è la spontaneità e l’immediatezza con cui sanno instaurare rapporti umani. Quelle che per noi adulti sono le cosiddette barriere razziali, culturali, religiose, semplicemente non esistono per loro. L’altro è percepito come un amico, portatore di valori diversi, non sentiti come una minaccia da cui difendersi, ma che destano semmai curiosità. Se accompagnati dall’insegnante in questo confronto, i ragazzi attraverso i gemellaggi possono fare esperienze fondamentali per una convivenza fraterna. In questo modo si gettano in un terreno accogliente i semi della Pace.
E’ questa la prima forma di alfabetizzazione, a cui porre mano con urgenza in casa nostra. La storia procede a velocità crescente e ci mette ogni giorno di più a contatto con altri mondi, culture, mentalità… Ci presenta anche i conti da pagare di un sistema economico basato in gran parte su uno sfruttamento ingiusto di altri Paesi, per questa ragione condannati ad essere sempre più poveri. Gli antichi equilibri di forze non reggono più perché non fondati sulla giustizia e sulla verità. Chi e cosa ci potranno salvare? Non sono un profeta, né figlio di profeti, ma non credo occorra molto acume per capire che la salvezza potrà venire solo dal cuore dell’uomo. Perché è di lì che sgorga il male in ogni sua forma (ma anche il bene…). Il cuore, ossia il centro della persona, si risana se sa coltivare relazioni giuste e sane. E’ la relazione che può salvare, se fatta di rispetto e di benevolenza, cose che nascono a loro volta da una conoscenza e una fiducia reciproche. E’ in fondo la relazione fraterna che ci può salvare dall’autodistruzione. Ma la fraternità, come l’amore, è un’arte che si impara educandoci ad essa ed educando i bambini a praticarla.
E’ quanto cerchiamo di perseguire con il modesto strumento dei gemellaggi scolastici, che non sono una forma camuffata di raccolta fondi, ma un atto di fiducia e di speranza nei piccoli, il futuro del mondo, come un po’ retoricamente li definiamo. E’ indubbio che saranno loro i protagonisti della storia di domani. Se non ce ne curiamo ci stiamo tagliando l’erba sotto i piedi, come si usa dire. Uno dei compiti istituzionali dell’OPAM è proprio “la promozione di una cultura della solidarietà sociale e di tutela dell’infanzia” (Statuto art.4c). E Dio sa quanto ce ne sia urgenza in quest’ora della storia.
I gemellaggi, su cui sarebbe necessario investire maggiori energie, sono uno strumento a mio modesto avviso validissimo, se condotti con passione e intelligenza. Seminiamo con fiducia il seme della Fraternità. Sé vero che “un’ingiustizia commessa da qualche parte è una minaccia per la giustizia del mondo”, come diceva Martin L. King, è altrettanto vero che un gesto fraterno può rendere migliore la nostra convivenza.
D. Aldo Martini

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